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Channel: Architettura Ecosostenibile: bioarchitettura, design e sostenibilità
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Il bosco di bambù italiano

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Esistono vari tipi di bosco che si differenziano per le diverse specie arboree che li costituiscono. Ci sono i boschi di querce, di faggio, di abete ed esistono anche i boschi di bambù e uno di essi è possibile ammirarlo in Toscana dove si trova il Bambuseto versiliese, gestito e curato da tre amici che sono riusciti a trasformare un passatempo in una professione a contatto con la natura e per la salvaguardia dell’ambiente.

In copertina: © Chiara Nicora

UN WORKSHOP PER IMPARARE A COSTRUIRE ARCHI IN BAMBÙ

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IL BAMBUSETO DELLA VERSILIA

Il bosco di bambù della Versilia si estende su di una superficie pari a circa un ettaro ed è popolato da canne della specie Phyllostachys viridiglaucescens. Si stima che abbia un’età superiore ai cinquant’anni, molto probabilmente è il risultato della piantumazione di alcune canne di bambù importate e poi abbandonate a se stesse.

L’essenza ha un’enorme e veloce capacità riproduttiva. Infatti, se non curato un bosco di questo genere si trasforma in una selva intricata di steli in cui ogni centimetro di terreno è occupato e risulta difficilissimo il passaggio. Una canna di bambù, quando cade a terra, si trasforma in altrettanti germogli quanti sono i nodi. Se calcoliamo che i nodi sono distanti circa 25 cm e l’altezza media della canna che cresce in un clima mediterraneo è di 12 metri, è facile immaginare le proporzioni dello sviluppo selvaggio che subirebbe il bosco se non venisse curato.

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Una canna impiega solo tre anni per raggiungere gli spessori necessari per avere una resistenza apprezzabile per essere utilizzata nelle costruzioni. Il diametro non identifica l’età della pianta, che ha uno sviluppo a cannocchiale, quindi per definire l’età della canna ogni anno vengono legati dei nastrini colorati sullo stelo. Infatti, dopo solo due mesi dalla nascita dei germogli il fusto della pianta raggiunge la sua dimensione definitiva e si caratterizza per un colore che varia dal verde intenso al glauco.

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La crescita del Bambuseto versiliese viene controllata e ogni anno il bambù idoneo viene tagliato. Le canne possono essere direttamente utilizzate oppure sottoposte a lavorazioni a seconda degli impieghi. Generalmente i fusti sono prima trattati con una soluzione di acido borico contro gli attacchi degli insetti e successivamente sono fatti naturalmente essiccare. Il bambù è un materiale naturale con molteplici impieghi e con pochi scarti che si sottomette facilmente alla creatività e all’ingegnosità delle diverse maestranze.

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Caratteristiche del sughero e produzione dei pannelli isolanti ICB

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Il sughero è una materia prima che presenta caratteristiche chimiche e strutturali uniche, che si amplificano attraverso il processo di tostatura, ottenendo pannelli di sughero con performance coibenti e acustiche eccezionali. Il tutto in modo 100% naturale.

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La struttura del sughero

Il sughero si presenta nella sua caratteristica struttura alveolare: ogni cellula ha la forma di un prisma, pentagonale o esagonale, misura dai 10 a 50 millesimi di millimetro, e presenta una densità di circa 40 milioni di cellule per cmc.

Giusto per rendere un'idea, in un tappo di sughero sono contenute circa 800 milioni di cellule.

caption: Cellula di sughero al microscopio

La chimica del sughero

Il tessuto cellulare del sughero è così composto per oltre il 70% da suberina e lignina e contiene una grande quantità di gas simili all'aria. I segreti delle prestazioni eccezionali del sughero risiedono proprio in questi elementi.

Grazie al gas, il sughero è estremamente leggero, mentre la caratteristica distribuzione alveolare lo rende eccezionalmente elastico e resistente alla compressione: il sughero può essere compresso fino alla metà della sua dimensione, senza perdere in flessibilità.

Caratteristiche isolanti del sughero vergine

La sua struttura cellulare  presenta tutti i requisiti tecnici per fare del sughero un ottimo materiale isolante, già allo stato vergine. La propagazione per conduzione del calore è limitata dalla scarsità di materia che costituisce le pareti cellulari, mentre l'effetto della convezione è fortemente ridotta dalla presenza di un elevatissimo numero di celle, ricche di aria, ma tra loro indipendenti.

Le caratteristiche coibenti  del sughero erano già note nell'antichità, come dimostrato dal Monastero di Sintra del XVI secolo, le cui celle sono tutt'ora rivestite di corteccia di sughero.

La “tostatura” del granulo e la produzione dei pannelli isolanti ICB

Se già le caratteristiche intrinseche lo descrivono come materiale “naturalmente” isolante, con l'introduzione del processo industriale di tostatura, le prestazioni coibenti sono ulteriormente migliorate.

Il processo di tostatura consiste nel distribuire la corteccia - precedentemente stagionata, selezionata e ridotta a granulo - all'interno di blocchiere metalliche, immettendo vapore acqueo ad una temperatura di circa 280°C.

In pressione e per effetto del calore, il granulo si espande, aumentando in suo volume di circa il 30% e rilasciando – contestualmente - le sostanze cerose, la suberina e la lignina, che fungono da collante naturale, permettendo ai granuli di sughero di auto-collarsi, senza aggiunta di alcuna sostanza aggiunta.

caption: Caricamento del blocchiere

caption: Il blocco dopo la tostatura

Una volta tolti dagli stampi, i blocchi di sughero così formati devono essere raffreddati al loro interno, per evitare che il cuore del blocco, perfettamente isolato dall'esterno, continui a cuocere, cristallizzando e riducendo le prestazioni coibente, acustiche, ed elastiche.

A questo punto, la struttura cellulare del sughero è a cellula chiusa e, per via della suberina raffreddatasi attorno alle cellule, risulta insensibile ad acqua e umidità, pur mantenendo una elevata permeabilità al vapore.

Dopo essere lasciati riposare e raffreddare completamente per alcune settimane, i blocchi sono sottoposti alla squadratura, al taglio e alla depolverazione.

caption: Il taglio dei blocchi

I pannelli così ottenuti, detti anche ICB (Insulating Cork Board), sono caratterizzati da:

  • maggior dimensione dei granuli (diametro), un minor peso specifico rispetto al granulo vergine e una conseguente conducibilità termica migliore;
  • colore scuro e tipico e delicato profumo di tostatura, lo stesso che pervade i dintorni delle fabbriche portoghesi;
  • marcatura CE, secondo la normativa EN13170. Tale normativa si applica specificamente ai questi tipi di pannelli ottenuti per auto-espansione e auto-agglomerazione, in modo naturale, escludendo ogni altro tipo di lavorazione e aggiunta di sostanze.

Le caratteristiche del sughero tostato auto-espanso e auto-collato

Il pannello ICB presenta caratteristiche migliorative rispetto al semplice granulo vergine, pur mantenendo la sua completa naturalità, visto che nessun additivo o collante è stato aggiunto in produzione.

Dopo l'espansione del granulo, la conducibilità del pannello di sughero auto-espanso e auto-collato ha un valore (λ) anche di circa 0,036 W/mK. Essendo soggetti a normativa CE, il valore di conducibilità da comunicare è quello “Dichiarato” (UNI EN ISO 10456) che considera un peggioramento statistico per maggior garanzia dell'attendibilità dei risultati. Il valore così ottenuto non è identico per tutti i produttori, ma si aggira attorno a λD=0,039/0,040 W/mK (Fonte Amorim Isolamentos SA – Portogallo).

Il pannello ICB è isotropico, imputrescibile e insensibile all'umido, pur mantenendo una elevata permeabilità al vapore acqueo. Il sughero agisce come freno igrovariabile, essendo maggiormente traspirante in condizioni di asciutto e frenando il passaggio del vapore in presenza di umidità. Questa caratteristica lo rende particolarmente adatto anche all'uso in interno, in interventi di riqualificazione e risanamento.

Inoltre, essendo un materiale ligneo, il pannello di sughero è naturalmente auto-estinguente. Prove empiriche dimostrano come siano necessari più di 90min per forare un pannello di sughero tostato da 4cm, colpito da fiamma diretta.

caption: Il comportamento a fuoco

Caratteristiche acustiche

Grazie alle sue caratteristiche meccaniche e di elasticità, Il sughero auto-espanso risulta anche un ottimo isolante acustico. Come soluzione per fono-isolamento, il sughero ICB viene utilizzato per la riduzione della trasmissione dei rumori aerei interno-esterno e nei tramezzi divisori. Un sistema cappotto con pannello di sughero ICB da 6cm è in grafo di ridurre la trasmissione aerea esterno/interno di circa 6dB (Fonte Secil Argamassas – ETICS Secilvit CORK).

I pannelli ICB rappresentano anche una barriera efficace alla riduzione dei rumori da calpestio, usati in massetti e sotto-pavimenti.

La struttura del pannello fa sì che, se lasciato a vista, possa fornire ottime prestazioni anche come soluzione anti-riverbero e fono-assorbente.

Caratteristiche di un pannello ICB di qualità

Per poter assicurare le proprie caratteristiche, un pannello di sughero auto-espanso e auto-collato di qualità deve avere le seguenti caratteristiche:

  • essere resistente ma elastico al tatto (non secco)
  • uniforme nella densità e compattezza
  • precisamente squadrato e tagliato
  • NON odorare di bruciato
  • NON presentare zone carbonizzate (anche in profondità).

Costruire con le canne di bambù: un metodo a km zero

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CanyaViva è una squadra multidisciplinare formata da architetti, ingegneri, scenografi, artisti, permacultori, paesaggisti e da altre figure professionali non strettamente legate al mondo delle costruzioni, tutti accumunati dal medesimo desiderio di ricercare un equilibrio tra l’ambiente antropizzato e la natura. Il gruppo, che lavora seguendo alcuni concetti fondamentali che sono la conoscenza del territorio e delle risorse, la collaborazione e la condivisione, ha messo a punto un metodo costruttivo con le canne di bambù a km zero.

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L’idea di utilizzare il bambù nasce da un’intuizione dell’architetto inglese Jonathan Cory-Wright che cercava un materiale e una tecnica in grado di realizzare i suoi progetti “curvi”. Il metodo costruttivo elaborato e ottimizzato negli anni prevede l’impiego dell’Arundo Donax o del Bambù per la realizzazione di una serie di archi da impiegare nei modi più disparati. Gli studi e le verifiche, che sono in continuo aggiornamento, sono effettuati in collaborazione con l’Escuela Universitaria de Arquitectura Tecnica e Ingeneria de la Edificacion de la Università Politecnica de Catalunya. Il sistema è registrato con licenza Copyleft al fine di promuoverne la diffusione e la rielaborazione. Infatti il Copyleft garantisce all’autore la paternità dell’opera e allo stesso tempo permette ai fruitori l’utilizzo, la diffusione e la rielaborazione del modello sotto la stessa egida.

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Le opere realizzate si avvalgono dell’utilizzo di risorse a km zero: la struttura in bambù di solito viene completata e rifinita con materiali reperiti in loco e con tecniche tipiche dell’architettura vernacolare. Il collettivo CanyaViva, infatti, non si limita all’implementazione del sistema ad archi in bambù, ma si impegna anche nella riscoperta e nell’approfondimento delle tecnologie tradizionali. Inoltre viene promossa e incentivata l’autocostruzione attraverso l’organizzazione di corsi e laboratori.

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Certificazione NaturePlus e sostenibilità del sughero tostato

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Il sughero auto-espanso e auto-collato ICB è certificato come prodotto per bioarchitettura. Un eccellente LCA, una vita illimitata, la totale riciclabilità e la salubrità per l'uomo, rendono questo pannello biocompatibile ed ecosostenbile.

SUPERFICI DI SUGHERO: TRA ISOLAMENTO ACUSTICO E DECORAZIONE

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Una produzione ecocompatibile per un prodotto 100% naturale

Chi visita gli stabilimenti portoghesi ha l’immediata percezione della completa naturalità, salubrità ed ecosostenibilità del ciclo produttivo del pannello di sughero ICB.

L’estrazione della corteccia svolta interamente a mano, il 90% dell’energia per la produzione ottenuta da biomassa, la durata illimitata del pannello e la sua la totale riciclabilità, sono solo alcuni aspetti che rendono questo tipo di materiale rispettoso dell’ambiente e dell’uomo.

Grazie ai documenti messi a disposizione dall'azienda portoghese Amorim Isolamentos s.a., possiamo analizzare i risultati dello studio che ha portato alla certificazione del pannello Insulating Cork Board di Amorim (Corkpan) come prodotto per la bioarchitettura, certificato in Italia da ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), secondo gli standard ANAB, e da natureplus® in Germania.

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Certificazione etica e ambientale, una garanzia per l'uomo e l'ambiente

Mentre la Marcatura CE è obbligatoria, a fronte della Norma EN13170, per tutti i produttori di sughero tostato (ICB), il processo di certificazione etica e ambientale è volontario, ma fondamentale per fornire a professionisti e utenti importanti strumenti di valutazione dei prodotti, in termini di sicurezza e di ricadute ambientali.

Per giudicare un prodotto idoneo alla bioarchitettura, sia ICEA che natureplus®valutano i seguenti aspetti:

  • sicurezza: determinando la non pericolosità per l'uomo;
  • sostenibilità: valutando gli impatti ambientali nell'intero ciclo di vita del prodotto;
  • protezione del clima: determinando gli impatti climatici, ad esempio l'incidenza sul global waming.

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Lca e profilo ambientale del pannello ICB

lo strumento per valutare il profilo di un prodotto è l'LCA (Life Cycle Assesment), svolto in accordo con le normative ISO 14040 e ISO 14044. Attraverso questa metodologia, è possibile quantificare gli impatti ambientali durante tutta la vita del prodotto, dalla produzione al suo smaltimento a fine vita utile.

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In merito al processo produttivo del pannello, è importante sottolineare alcuni aspetti:

Le materie prime

La produzione dei pannelli CORKPAN di Amorim richiede come materia prime solo il sughero: l’incollaggio dei grani avviene attraverso la suberina e le sostanze cerose, rilasciate durante la fase di tostatura dei grani di sughero, senza l’ausilio di collanti ausiliari.

Nessun scarto

Il processo produttivo non genera scarti o rifiuti: la polvere di sughero prodotta in fase di macinazione è utilizzata come combustibile per la successiva fase di tostatura, mentre i pannelli che non rispondono ai requisiti di qualità al termine della fase di rettifica vengono successivamente macinati e riutilizzati come granulato di sughero.

I combustibili utilizzati

I combustibili utilizzati per le operazioni di espansione a vapore del sughero consistono esclusivamente negli scarti di lavorazione del processo stesso o da processi affini.

Dall'analisi energetica, emerge che per produrre un kg di pannello auto-espanso e auto-collato Insulating Cork Board sono necessari circa 25 MJ di energia, di cui più dell'80% derivante da fonti rinnovabili (PEIr), in particolare dalla biomassa ottenuta dagli scarti di produzione.

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Analisi degli impatti ambientali

Tutti i dati relativi agli impatti ambientali, quali Acidificazione, Eutrofizzazione, Indice di effetto serra e Smog fotochimico, sono ottimi, con valori assolutamente minimi e mostrano come la maggiore incidenza sia associata alle fasi di produzione e trasporto del pannello.

Considerando il fatto che il pannello di sughero ICB ha origine biogenica - ovvero è ottenuto da una pianta, che per accrescere sottrae CO2 all'ambiente, trattenendo a sè la componente di carbonio – ne risulta un valore di effetto serra (GWP 100) assolutamente eccezionale di -1,33 kg CO2eq per ogni kg di pannello prodotto, al netto della produzione di CO2 relativa al ciclo produttivo e al trasporto.

Il valore GWP100 indica il potenziale di riscaldamento globale causato da un prodotto, calcolato in una prospettiva temporale di 100 anni.

Ciò significa che, isolando un edificio con i pannelli auto-espansi e auto-collati ICB, equivale a non immettere ulteriore CO2, migliorando il bilancio di CO2 globale.

Nel caso del sughero, la reimmissione di CO2 in ambiente potrebbe avvenire solo ed esclusivamente nel caso in cui il sughero venisse bruciato, ipotesi assai improbabile, in quanto il pannello di sughero ICB non ha limiti di vita utile e può essere sempre riutilizzato o reimpiegato in altri usi.

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Pannelli di sughero isolante ICB: vantaggi ed applicazioni in edilizia

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Disponibile in pannelli fino a 30 cm di spessore, in granulato o pre-accoppiato a lastre a secco, il sughero ICB (Insulating Cork Board, ovvero pannello di sughero isolante) è utilizzabile in ogni intervento di riqualificazione e isolamento, dal tetto alle pareti esterne, dai tramezzi alle solette.

In copertina: pannelli MD Wave di Amorim per l'isolamento acustico interno.

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CARATTERISTICHE DEL SUGHERO

Le caratteristiche del sughero, che lo rendono un ottimo isolante sono da ricercarsi nelle sue caratteristiche fisico-chimiche e nel processo termico di tostatura, che ne massimizza le già ottime prestazioni termo-acustiche.

L'elevata quantità di gas contenuta nella struttura cellulare, unitamente a pareti cellulari composte da una scarsa quantità di materia, minimizzano il passaggio di calore. Tali prestazioni si ritrovano intatte e, addirittura amplificate, dopo la tostatura, per via della espansione delle cellule.

Ugualmente importante è il ruolo della suberina, che, una volta raffreddata, riveste il sughero rendendolo impermeabile e insensibile all'umidità, lasciando però il pannello altamente traspirante..

L'assenza di collanti aggiunti, unitamente ad un eccellente LCA, rende il sughero tostato un materiale isolante naturale, molto interessante anche per la bioarchitettura, anche come isolante acustico.

caption: cappotto esterno in sughero SecilVit CORK.

[immagine: cappotto esterno in sughero SecilVit CORK]

VANTAGGI DEL SUGHERO IN EDILIZIA

I pannelli isolanti di sughero tostato ICB, presentano quindi diversi vantaggi applicativi:

  • imputrescibilità e stabilità dimensionale anche a contatto diretto con acqua e umidità. Queste caratteristiche rendono il sughero ICB l'unico pannello isolante utilizzabile anche come materiale “faccia a vista” da rivestimento, senza intonaco;
  • durabilità illimitata: esistono casi di isolamenti realizzati ad inizio '900 e ancora performanti come il primo giorno. La durabilità dichiarata di isolamenti realizzati in sughero tostato non è frutto di stime, ma derivano dall'osservazione di casistiche reali.
  • ottima capacità coibenteD = 0,040), costante nel tempo, anche dopo 50 anni di impiego;
  • ottimo isolante estivo, grazie al notevole sfasamento dovuto alla massa del pannello;
  • elevata inerzia termica, che previene anche il rischio di formazione di alghe in facciata;
  • elevata traspirabilità e comportamento igrovariabile in condizioni di diversa umidità;
  • sicuro anche nell'uso interno, in quanto non emette alcuna sostanza nociva.

GLI IMPIEGHI DEL SUGHERO IN EDILIZIA

La scelta di un isolante o di un Sistema non idoneo può rivelarsi presto negativa, sia in termini di qualità estetica del lavoro eseguito, sia in termini energetici e di durabilità e quindi di costi per l'utente.

Il sughero ICB può essere impiegato come isolante in copertura, a cappotto, nei tramezzi, in solette e sotto pavimenti, sul nuovo come in riqualificazione. Analizziamo ora gli impieghi del sughero ICB nelle principali applicazioni:

Isolamento a cappotto

L'impiego degli isolanti nei sistemi ETICS (External Thermal Insulation Composite System), comunemente detti cappotti, è sicuramente l'uso più stressante, per via della verticalità delle pareti e dei costi diretti e indiretti degli interventi per realizzarli.

Il sughero, grazie alla sua stabilità dimensionale, all'insensibilità all'acqua e all'umido e alla sua struttura sufficientemente rigida, è un materiale semplice da posare, che garantisce la costanza delle prestazioni termiche per tutta la vita dell'edificio. Anche in caso di contatto diretto con acqua o umidità il pannello non è soggetto a variazioni dimensionali, evitando danni e rigonfiamenti all'intonaco.

Le caratteristiche strutturali del pannello ICB permettono, inoltre, l'impiego di malte a base calce, senza l'aggiunta di collanti chimici, a vantaggio della naturalità della finitura, della traspirabilità delle pareti e della durabilità del sistema.

Il sughero ICB garantisce l'ottimale traspirabilità del pacchetto parete, mentre l'elevata inerzia termica del sughero (data dalla massa e dal calore specifico del materiale) previene i rischi di formazione di alghe in facciata nord, permettendo un rilascio notturno graduale del flusso di calore, accumulato durante la giornata, verso la volta celeste.

Si ricorda l'importanza di preferire sistemi ETICS che dispongano del Benestare Tecnico Europeo (ETA), ovvero che siano rispondenti alle linee guida europee di settore ETAG004, che stabiliscono regole e standard in materia di prestazioni dei sistemi a cappotto.

La totale insensibilità all'acqua e alle intemperie rende il sughero ICB idoneo all'uso in esterno, anche senza protezione dell'intonaco, lasciando il pannello “faccia a vista”. 

Un cappotto in sughero da 6cm di spessore è, inoltre, in grado di abbattere di 6 db i rumori aerei provenienti dall'esterno. (dato riferito al sistema ETICS SecilVit Cork di Secil Argamassas – ETA 14/200).

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caption: Villa con cappotto in parte intonacato e in parte faccia a vista.

Riqualificazione e risanamento interno

Quando non è possibile intervenire dall'esterno per realizzare un cappotto, si possono adottare soluzioni isolanti interne. Questi interventi possono essere finalizzati alla riqualificazione energetica di un appartamento o al suo risanamento da problemi di condense e muffe derivanti da scarso isolamento o presenza di ponti termici.

In ogni caso, è possibile intervenire utilizzando i pannelli di sughero ICB, in quanto sono certificati A+ e non contengono sostanze nocive alla salute (evidenze natureplus – pannello Corkpan di Amorim Isolamentos ).

Un cappotto interno è realizzabile applicando lo stesso sistema ETICS previsto per l'esterno, oppure attraverso l'impiego di pannelli pre-accoppiati di sughero e cartongesso, fibrogesso o altro. In questo modo, la posa è semplice e veloce.

La posa di un cappotto interno permette di ottenere un sensibile innalzamento delle temperature superficiali delle parete isolate, così da ridurre il rischio di formazione condensa e successive muffe.

Per non incorrere in problemi collaterali di formazione di condensa interstiziale tra isolante e muratura, si consiglia di far effettuare ad un tecnico qualificato un'analisi igrometrica, per conoscere qual è lo spessore massimo di isolante da utilizzare in una specifica zona geografica o per sapere come intervenire nel caso si debba superare questo spessore di sicurezza.

caption: cappotto interno con sughero accoppiato a cartongesso.

Insufflaggio

Attraverso l'insufflaggio di sughero tostato granulato nelle intercapedini vuote delle pareti è possibile effettuare interventi di riqualificazione energetica, senza sacrificare spazio interno all'appartamento.

Con il sughero ICB granulato è possibile ottenere importanti riduzioni delle emissioni delle singole pareti, con la certezza che l'intervento effettuato sia duraturo e che il materiale insufflato, oltre a mantenere il proprio potere coibente, non corre alcun rischio di marcescenza, anche con presenza di forte umidità o acqua in intercapedine. L'insufflaggio è effettuabile sia dall'interno che dall'esterno dell'edificio.

L'intervento di insufflaggio, efficace e veloce, non risolve però i ponti termici strutturali (ad esempio strutture in cemento armato), che vanno affrontati sempre con un cappotto interno.

caption: insufflaggio dall'interno.

Isolamento coperture

L'insensibilità all'umidità e all'acqua, unitamente alle elevate prestazioni termiche, sia estive che invernali,  rendono il sughero ICB un'ottima soluzione per isolare le coperture, siano esse piane, inclinate, con o senza sottotetto abitabile, con struttura in cemento o in legno. Allo stesso tempo, il sughero in copertura permette anche un notevole abbattimento dei rumori aerei dall'esterno.

Dove sia necessario garantire la calpestabilità, è possibile impiegare pannelli ICB rigidi, fissati o appoggiati. In alternativa, su superfici irregolari si può ricorrere al sughero tostato granulato, stendendolo così da adattarsi perfettamente alla soletta.

Isolamento acustico

Le caratteristiche del sughero di ottimo isolante acustico possono essere sfruttate si a livello di fono-isolamento che di fono-assorbimento.

Gli impieghi più frequenti sono nei sotto massetti, e sotto pavimenti flottanti per la riduzione degli impatti calpestio, sotto le partizioni verticali per ridurre la trasmissione dei rumori per via strutturale.

In abbinamento alla fibra di cocco, il sughero può essere impiegato come isolante acustico per ridurre la trasmissione dei rumori aerei, sia di alta che di bassa frequenza, attraverso pareti divisorie o solette.

Il sughero, lasciato a vista, è un ottimo materiale fono-assorbente anche per la correzione acustica di ambienti interni. Recentemente, Amorim Isolamentos ha introdotto sul mercato pannelli faccia a vista lavorati con una macchina CNC a 4 assi, in grado di riprodurre ogni tipo di texture 3D, peremttendo di ottenere livelli di fono-assorbimento ideali.

Caratteristiche del legno da costruzione

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Dopo anni in cui abbiamo utilizzato prevalentemente calcestruzzo e muratura per l’edilizia, recentemente il legno è tornato in auge e ad oggi è ampiamente utilizzato in edilizia residenziale e non, grazie ad alcune caratteristiche che lo rendono appetibile.

In copertina: Wood House di ken1983, via Shutterstock.

COSTI E CARATTERISTICHE DEL LEGNO DA COSTRUZIONE

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LE CARATTERISTICHE MECCANICHE DEL LEGNO

Le caratteristiche meccaniche del legno variano entro limiti amplissimi, che dipendono dall'essenza, dal peso specifico secco, dal grado d'umidità, dalla direzione delle fibre rispetto alla sollecitazione e dai difetti del legno stesso (nodi, cipollature, ecc.).

Il legno è caratterizzato da una forte ortotropia, dovuta all’orientamento delle fibre dell’elemento: ovviamente le sollecitazioni hanno un effetto molto diverso sul materiale se sono applicate in direzione parallela, ortogonale, o inclinata rispetto alla fibratura stessa.

Le NTC2008 e gli Eurocodici riportano tabelle di resistenza per le diverse tipologie di legname.

La classificazione del legno, in base alla resistenza, può essere effettuata secondo due diversi criteri: “a vista” o “a macchina”. La classificazione del legname a vista richiede personale di elevata esperienza e si basa sul rilievo visivo di volume, anelli, eventuali difetti o nodi. La classificazione a macchina, invece, si basa su criteri oggettivi che prendono in considerazione le reali prestazioni meccaniche dell’elemento. La macchina classificatrice misura quindi, attraverso prove non distruttive statiche o dinamiche, parametri prestazionali, attribuendo automaticamente ad ogni pezzo una classe di resistenza normalizzata evidenziata tramite apposita marcatura.

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COMPORTAMENTO AL FUOCO DEL LEGNO

Il documento normativo nazionale su cui si fonda la valutazione della resistenza al fuoco degli elementi costruttivi è la Circolare del Ministero dell’Interno n. 91 del 14 settembre 1961 elaborata per fabbricati con struttura in acciaio e, nella pratica, estesa anche ad altre tipologie. Per ogni materiale è indispensabile fare chiarezza sulla differenza tra reazione e resistenza al fuoco.

La reazione al fuoco

La reazione al fuoco è il grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è sottoposto. In relazione a ciò i materiali sono assegnati alle classi 0,1,2,3,4,5 con l'aumentare della loro partecipazione alla combustione; quelli di classe 0 sono non combustibili, nel caso specifico del legno il valore è di 3 o 4.

La resistenza al fuoco

La resistenza al fuoco è l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare per un tempo determinato le proprie caratteristiche di stabilità, tenuta e isolamento termico. Il legno ha una buona resistenza al fuoco. Sottoposto ad un incendio infatti l’elemento in legno brucia formando uno strato esterno carbonizzato che funge da protezione per la parte interna. La velocità con cui lo strato bruciato progredisce si attesta sui 0,7mm/minuto.

L'IGROSCOPICITÀ DEL LEGNO

Altra caratteristica fondamentale del legno è l’igroscopicità. Il legno può contenere acqua in quantità variabili a seconda delle condizioni atmosferiche in cui si trova, in quanto la assorbe e rilascia per raggiungere l’equilibrio igroscopico con l’ambiente.

Un elemento appena segato ha un contenuto d’acqua pari al 30%, mentre contenuti standard sono attorno al 12%. Escursioni accettabili di contenuto d’acqua variano dal 6%, per cui si definisce il legno “anidro”, al 22%, per cui si definisce il legno “verde” o saturo.

Il legno strutturale, prima di essere utilizzato, subisce un processo di stagionatura o essiccazione che lo porta all’umidità media di equilibrio con l’ambiente in cui saranno utilizzati i manufatti. Per esempio un’umidità del 12% rispetto alla massa secca del materiale corrisponde all’equilibrio con un ambiente a 20°C e 65% di umidità relativa.

In base quindi all’ambiente in cui verrà collocato il materiale dovrà subire un processo di stagionatura differente.

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LA VISCOSITÀ DEL LEGNO

Nell'ambito ingegneristico strutturale si definisce poi una ulteriore caratteristica detta viscosità. La viscosità è il fenomeno per cui una struttura, dopo le deformazioni istantanee elastiche, sviluppa deformazioni differite nel tempo, nonostante sia sottoposta a carico costante. Anche il legno, come il calcestruzzo, è soggetto a questa caratteristica che deve essere correttamente valutata in fase di progettazione.

Sughero a faccia a vista. Rivestirà il padiglione del Brasile per Expo 2015

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Il sughero è l'unico isolante impiegato anche come rivestimento per facciate architettoniche, sfruttando al 100% le proprie potenzialità estetiche. I visitatori di Expo 2015 lo potranno ammirare a rivestimento del padiglione del Brasile, di cui in esclusiva, vi mostriamo le prime foto.

EXPO 2015: IL PADIGLIONE ITALIANO

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Il primo utilizzo del sughero a faccia vista

Era l'anno 2000 quando si vide il primo edificio rivestito di sughero: e' stato esposto all'Expo di Hannover. La soluzione permetteva l’efficienza energetica della struttura senza trascurare l’espressione architettonica.

Per la prima volta, un isolante avrebbe mantenuto la propria identità, senza essere nascosto dietro uno strato di intonaco, dando vita ad una completa esperienza percettiva, fatta di cromie cangianti, coinvolgendo tatto e olfatto.

Caratteristiche tecniche del sughero in esterno

Come può il sughero essere utilizzato in esterno? Deve essere trattato? Queste domande trovano immediata risposta osservando quanto avviene in natura: il sughero, ovvero la corteccia della quercia, riveste il fusto di legno, proteggendo la pianta da intemperie, freddo, caldo e fuoco. Il sughero ha una struttura a cellula chiusa, le sue cellule sono insensibili all'acqua, ma traspiranti, resistenti al fuoco e sufficientemente elastiche da assorbire ogni tipo di shock termico.

Chiarite le caratteristiche intrinseche della materia prima, va però aggiunto che il solo sughero utilizzabile in esterno è quello tipo ICB, ovvero quello “bruno” o “tostato”, in quanto l'agglomerazione dei granuli è ottenuta esclusivamente tramite il processo termico di tostatura.

Infatti, solo attraverso le elevate temperature raggiunte durante la tostatura si ottiene un rilascio di suberina e sostanze cerose in quantità sufficiente ad agglomerare i granuli, senza dover aggiungere alcun tipo di collante.

L'assenza di collanti aggiunti garantisce l'uniformità di comportamento anchein caso di contatto con umidità ed acqua, caratteristica fondamentaleper garantire durabilità nell'impiego esterno.

I pannelli migliori per l’utilizzo a faccia vista sono più densi, e derivati da una più accurata selezione dei grani di corteccia; il tutto finalizzato ad avere una superficie più uniforme ed omogenea ed una maggior resistenza meccanica.

Detto questo, anche il pannello ICB standard può essere utilizzato in esterno senza alcun problema, come dimostrato dall'installazione realizzata ad Assisi, dallo studio n.o.v.a. civitas, risalente ad alcuni anni fa e ancora perfettamente efficiente.

caption: Installazione dellostudio n.o.v.a. civitas ad Assisi, foto Michele Milesi

Valore architettonico e realizzazioni

L'impiego del sughero ICB faccia a vista piace agli architetti di tutto il mondo perché è una soluzione naturale per personalizzare i volumi di un qualunque tipo di edificio. Rappresenta un'opportunità per caratterizzare un edificio, giocando su modularità, geometrie e spessori differenti, valorizzando la materia prima.

Tra i primi ad utilizzare questa soluzione è stato l'Arch. Alvaro Siza Vieira, che lo ha impiegato in diversi interventi, tra cui la prestigiosa cantina vinicola Quinta do Portal.

caption: Quinta do Portal

Gli architetti dello studio portoghese PMC Arquitectos lo hanno utilizzatoper rivestire la Cantina Logowines ad Evora. Sempre ad Evora è stato realizzato lo splendido e-cork hotel, una struttura ricettiva dove il sughero è protagonista in ogni dove.

caption: Logowines

caption: Ecork hotel Evora. Foto, Fernando Guerra

In Italia, la prima installazione importante risale al 2012 ed ha interessato la cantina vinicola Derbusco Cives ad Erbusco (Franciacorta | BS)

caption: Cantina Derbusco

Il sughero faccia a vista è una scelta sempre più interessante anche per edifici ad uso comunitario, formativo e sociale, per via dell'abbattimento dei costi di manutenzione. È il caso del Collegio Pedro Arrupe di Lisbona, un istituto scolastico omnicomprensivo, rivestito da 8 mila mq di pannelli di sughero.

caption: Collegio Pedro Arrupe, Lisbona.

Sul piano residenziale il sughero faccia a vista sta diventando una concreta realtà, anche per via dell'abbattimento di ogni futuro costo di manutenzione della facciata. A Montesilvano (PE), l'Arch Pierluigi Natalucci ha realizzato un cappotto termico in sughero faccia a vista su una moderna villa, realizzata con struttura in legno XLAM.

caption: Villa Montesilvano

In altri casi, le facciate a vista vengono alternate a parti di facciata in sughero ICB intonacata.

caption: Villa di Besano

Il sughero a faccia vista è una soluzione ideale anche per interventi di riqualificazione, come nel caso di questa villa degli anni 70, recentemente riqualificata.

caption: Villa Belas

Sughero faccia a vista all’Expo 2015

Dopo l'esperienza del 1998, il Portogallo rivestì il proprio padiglione di pannelli di sughero, anche ad Hannover, nel 2000, con un progetto dell'Arch.Alvaro Siza Vieira. E così fece anche nel 2010 all'Expo di Shangai.

caption: padiglione del Portogallo, Expo di Shangai 2010

Immancabile la presenza del sughero a vista anche all'Expo 2015, dove sarà protagonista al padiglione del Brasile.

Il progetto iniziale, abbozzato dagli studi brasiliani Arthur Casas e Atelier Marko Brajovic, è stato poi perfezionato dallo studio di architettura e ingegneria milanese MOSAE, che ha scelto il rivestimento esterno in sughero faccia a vista, anche per soddisfare le linee guida di EXPO sul riutilizzo dei materiali a fine evento.

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caption: Padiglione del Brasile, dettagli del pannello di sughero alternato ad acciaio Corten.

Applicazioni del bambù nei giardini, nell’architettura e nelle costruzioni

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Alle nostre latitudini è stato introdotto relativamente da poco ma ormai è conosciuto ed apprezzato per le sue molteplici qualità: elastico, leggero ma resistente, dal portamento raffinato ed elegante, ecologicamente sostenibile e dall’impiego multifunzionale. Il Bambù (Bambuseae) nome generico di sempreverde arbustivo, comprendente un’ampia (oltre 1250 specie e 68 generi) famiglia appartenente alle Poaceae, viene scelto sempre più frequentemente per la progettazione di eterei giardini ed è utilizzato, oltre che nel paesaggio progettato contemporaneo, per un’infinità di usi: dalla cucina, poiché i germogli sono un alimento ricco di proteine e molti sali minerali, al design, per approdare al mondo delle costruzioni, passando anche per la medicina orientale.

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Culturalmente viene considerato nella tradizione religiosa delle Filippine un elemento legato alla creazione, mentre in Giappone è elemento sacro, secondo solo al pino. La medicina indiana ne fa uso tramite l’estrazione del Tabascir, concrezione silicea all’interno delle canne, che ha proprietà rinvigorenti e antiossidanti, così come la cosmetica lo utilizza estraendone la linfa dalle proprietà emollienti.

La sua versatilità è data soprattutto dalle sue caratteristiche materiche ed organiche; Il suo elevato potere di assorbimento di anidride carbonica, la rapidità di propagazione per rizomi, la sua rusticità ne fanno un ottimo elemento vegetale copri suolo, potenzialmente utilizzabile anche in quelle situazioni di dissesto idrogeologico. Il suo impiego potrebbe infatti anche essere esteso in ambienti inquinati sia atmosfericamente che nel suolo, come versanti di discariche o aree da bonificare, essendo specie robusta, in grado di tollerare anche, per alcune varietà, temperature molto rigide (fino a -30°), così come molto resistente ad attacchi di insetti e funghi.

Applicazione del bambù nei giardini

Tornando alla sua presenza nei giardini si deve citare l’imponente Bambouseraie di Prafrance poco distante da Nimes nel sud della Francia, parco tematico esteso su 12 ettari in cui si può osservare varietà e dimensioni differenti di questa erbacea speciale. Forse però l’immagine più conosciuta per una foresta di bambù è quella spettacolare di Sagano a Kyoto, in cui un sentiero si avventura nel fitto delle imponenti canne.

Applicazione del bambù in architettura

Focalizzando invece l’attenzione sulle realizzazioni architettoniche in giro per il mondo, soprattutto asiatico, a Bali, Indonesia è stato progettato e realizzato dalla Green School, un interessante villaggio ecologico interamente costruito con il bambù: edifici e un ponte dimostrano la sua duttilità.

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Il Vietnam è un altro paese in cui poter apprezzare “esperimenti” di architettura con il bambù: due esempi da citare sono sicuramente il Bambu Wing e il Water and Wing Cafè, entrambi realizzati interamente con strutture di bambù e poggiati elegantemente sull’acqua. La cattedrale in bambù costruita in Colombia dall’architetto Simon Velez, realizzata il sole 5 settimane e con un budget di soli $30.000 dimostra infine come questo materiale potrebbe essere fondamentale per architetture di emergenza in paesi in cui si rendano necessari interventi rapidi ed economici.

Altri esempi di architettura in bambù

Applicazione del bambù nel settore delle costruzioni

È infatti nel campo delle costruzioni che dimostrata la sua maggiore resistenza, in trazione e compressione rispetto a quella del legno, maggiore trazione di quella dell’acciaio, maggiore in compressione di quella del calcestruzzo, utilizzato sia come struttura portante per edifici fino a due piani, che per le impalcature, come condotta per le acque, soprattutto per l’irrigazione di orti e risaie, o trasformato in truciolato ed in parquet per interni. Il Wood Plastic Composit, per citarne solo uno, materiale non ancora presente in Europa, assembla il 30% di plastica PE ad un 60% di bambù e relativi additivi, per un prodotto finale molto resistente ed utilizzabile soprattutto in esterni.

Articolo dell’Arch. Micol Terzaghi per Blossomzine 

n°3 Winter issue


Edifici in legno. Tra materiali naturali e tecnologie avanzate

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Il legno, tra i materiali da costruzione più sostenibili, è anche tra i più versatili. In legno, grazie alle moderne tecniche costruttive, è possibile realizzare edifici che combinano materiali naturali e tecnologie avanzate per ottenere significativi risparmi energetici e condizioni di comfort termoigrometrico particolarmente favorevoli sia in estate che in inverno.

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I PRINCIPALI VANTAGGI DELLE COSTRUZIONI IN LEGNO

La sostenibilità – Il legno, materiale CO2 neutro, ovvero che accumula una tonnellata di CO2 per ogni metro cubo, assorbe dall’atmosfera gas responsabili del dannoso effetto serra. Utilizzarlo per le costruzioni favorisce questo processo e migliora l’aria che respiriamo. Affinchè sia davvero sostenibile, il legno da utilizzare per le costruzioni deve provenire da foreste certificate PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) o FSC (Forest Stewardship Council).

Salute e benessere – Molti dei materiali utilizzati nel settore delle costruzioni contengono sostanze che, rilasciate nell’aria e respirate, possono nuocere alla nostra salute e favorire la formazione di muffa ed umidità. Le case in legno non trattate chimicamente, aiutano a combattere l’inquinamento indoor, causa di diverse patologie di natura allergica o asmatica, e regolare l’umidità dell’aria. Il legno infatti è in grado di assorbire l’umidità in eccesso nell’aria e rilasciarla successivamente nel caso in cui l’aria fosse troppo asciutta.

Risparmi – Le case in legno isolate adeguatamente con materiali naturali come la fibra di legno, possono essere caratterizzate da consumi energetici, e conseguenti spese in bolletta, molto bassi. 

Sicurezza – L’elasticità del legno lo rende un materiale adeguato a sopportare i sismi. Una prova sono le 30 abitazioni realizzate da LignoAlp, leader nella produzione di case in legno in Emilia Romagna e rimaste intatte a seguito del sisma del 2012. Approfondisci l’argomento della sicurezza delle strutture in legno con un articolo dedicato ai sistemi costruttivi antisismici a secco.

LignoAlp propone per la realizzazione delle pareti i seguenti sistema costruttivi:

Sistema pareti a telaio – Il sistema pareti a telaio è costituito da una struttura lignea intelaiata e tamponamenti, che conferiscono rigidità all’edificio e racchiudono l’isolante termico.

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Sistema pareti a pannellomultistrato – Il sistema, grazie a solidi e resistenti elementi strutturali quali pareti e solai in legno massiccio, consente una libertà di pianta maggiore, e la possibilità di creare ambienti molto flessibili. 

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Upcycle House, la casa tutta riciclata

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L’upcycling è un processo di trasformazione dei rifiuti in nuovi materiali di qualità superiore riutilizzabili, ad esempio, nella costruzione di un edificio abitativo. Partendo da questo principio, lo studio danese Lendager Architect supportato dalla Realdania Byg, una fondazione danese promotrice di buone pratiche e innovazione eco-sostenibile nel settore edile, ha progettato e realizzato a Nyborg (Danimarca) l'Upcycle House, una casa unifamiliare per quattro persone, con materiali provenienti dall’upcycling e prevedendo la stessa possibilità di riciclo per ogni elemento della casa, una volta raggiunto il suo fine vita.

ESEMPI DI UPCYCLE IN DESIGN E  ARCHITETTURA

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I PUNTI DI FORZA DELLA CASA UPCYCLED

L'upcycle House è un'abitazione sperimentale di 129 mq, che ha raggiunto notevoli risultati per quanto riguarda la sostenibilità, l’efficienza energetica e il risparmio economico. Infatti, il progetto è stato sviluppato partendo da quattro indicatori:

  • riduzione delle emissioni di anidride carbonica fino al 75% in meno;
  • prestazioni elevate e ridotta manutenzione;
  • materiali accessibili, provenienti da zone vicine per ridurre tempi, costi e sprechi;
  • prezzo ridotto.

RISPARMIO ENERGETICO ED EMISSIONI RIDOTTE

In seguito ai monitoraggi effettuati, le emissioni nocive si sono ridotte addirittura dell’86%. 

“Inizialmente abbiamo pensato che una riduzione del 75% di CO2 non fosse realistica”, ha sottolineato Anders Lendager, “ma una volta effettuato l’LCA (Life Cycle Assesment) su tutti i materiali del progetto, abbiamo scoperto una riduzione delle emissioni di CO2 pari all’86%. Con queste premesse perché nei codici di costruzione non è già stata prevista per legge una percentuale di materiali riciclati?”.  

Gli impianti prevedono il riciclo delle acque piovane e un sistema di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia. Si è cercato di rispettare il più possibile gli standard passivi studiando la ventilazione naturale, l’orientamento, la disposizione delle superfici vetrate, il soleggiamento e l’ombreggiamento.

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I MATERIALI RIUTILIZZATI

Gli elementi portanti sono costituiti da due container navali per il trasporto merci, le cui pareti sono state rivestite e isolate con lana di carta, ottenuta dal riciclo di carta e vecchi giornali. Il pavimento è formato da un mix di granulati plastici e sughero, le piastrelle del bagno sono in vetro riciclato, mentre il tetto è realizzato da lastre trapezoidali in alluminio riciclato dalle lattine di birra.

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Lo scopo del progetto è stato quello di dimostrare che si può costruire un’abitazione ad alta efficienza anche con risorse limitate, replicandola in qualsiasi contesto.   

Edifici in legno: alcuni sistemi costruttivi

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Gli edifici in legno, offrendo grande libertà di progetto ed essendo estremamente versatili, rispondono perfettamente alle esigenze dell’architettura moderna. Le ultime realizzazioni di edifici multipiano in legno, come il grattacielo austriaco di 84 metri di altezza, sfatano ogni falso mito sulla scarsa resistenza strutturale di questo materiale. E la scelta del legno da parte di architetti di respiro internazionale per la realizzazione di opere di grande importanza (Renzo Piano ha utilizzato il ciliegio per l’auditorium di Roma, Foster and Partners il frassino americano certificato per il The Sage Music Center di Gateshead, e così via) conferma che si tratti di un materiale dall’indubbio fascino, che eccelle anche dal punto di vista della durabilità. Tra i tanti vantaggi di questo materiale, anche quelli legati alla fase di cantiere di un edificio in legno, in cui colpiscono la pulizia, i rumori ridotti al minimo e la rapidità con cui si procede nella costruzione, piano dopo piano. 

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Consapevole degli innumerevoli vantaggi delle costruzioni in legno, Rasom Wood Technology si è specializzata nella realizzazione di questo tipo di edifici, focalizzando l’attenzione sulle prestazioni energetiche, acustiche e sismiche.

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I SISTEMI COSTRUTTIVI

I sistemi costruttivi ideati da Rasom e più diffusi sono:

  • il sistema CasaFiemme,
  • il sistema TettoFassa,
  • il sistema Alberghi.

Il sistema CasaFiemme

Questa tecnica prevede l’utilizzo di pannelli lamellari in legno massiccio di tipo X-LAM dimensionati a seconda del caso e già completi di aperture per porte e finestre. Il pacchetto di parete è energeticamente molto efficiente: composto dal pannello X-Lam ed un cappotto termico, con uno spessore di 29 cm, arriva a garantire un isolamento pari a U=0,20 W/m2K. Una volta in cantiere, i pannelli realizzati in stabilimento, vengono solamente assemblati, con conseguenti vantaggi in termini di sicurezza, rapidità del cantiere e dei suoi costi. Alla base di questo sistema, che impiega legno proveniente dalla Foresta della Val di Fiemme, il progetto SOFIE, portato avanti da IVALSA-CNR collaborazione con Rasom.

Il sistema TettoFassa

Si tratta di una tecnologia che sfrutta tutti i concetti di carpenteria più avanzati del momento per la realizzazione di un sistema tetto particolarmente efficiente dal punto di vista energetico ed acustico, adatto sia ad edifici di nuova costruzione che a quelli esistenti.

Il sistema Alberghi

La sensibilizzazione diffusa al tema della sostenibilità ambientale porta a scegliere le strutture in cui risiedere durante le proprie vacanze anche in base all’attenzione che dimostrano all’ambiente attraverso la scelta di sistemi costruttivi che garantiscano il risparmio di energia e di risorse naturali. Rasom ha quindi pensato ad un sistema dedicato agli alberghi che consenta preziosi risparmi di tempo, danaro ed energia. 

Raccolta differenziata: miti da sfatare

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La gestione dei rifiuti è sempre più una tematica centrale nella vita quotidiana di ciascuno e ancora di più lo diventa se si inserisce in un ottica più ampia di organizzazione di una città ai fini della sostenibilità ambientale. I rifiuti infatti costituiscono spesso argomento di dibattiti, scontri e discussioni che sono volti a definire quale sia il metodo più efficiente di raccolta, trasporto, riciclo o trattamento dei residui urbani. Sempre più spesso ci si riferisce a termini come raccolta differenziata, rifiuto e riciclo senza sapere esattamente di cosa si stia parlando e senza conoscere le diverse sfaccettature dell’argomento.

Altrettanto spesso ci si affida a credenze diffuse, a falsi miti, che possono creare confusione nel cittadino che, così facendo, perde di vista la problematica concreta e la migliore soluzione da applicare.

RICICLARE RIFIUTI: L'ALTERNATIVA AGLI INCENERITORI

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CHIAREZZA SUI CONCETTI 

Innanzitutto è da chiarire il concetto di rifiuto secondo la normativa italiana, per avere una chiara idea di cosa si stia trattando. Il D.Lgs. 152/06 definisce "rifiuto" qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi. L’allegato chiarisce poi quali siano le categorie di rifiuti. Esse comprendono prodotti scaduti, prodotti fuori norma, sostanze contaminate, residui di processi industriali, sostanze divenute inadatte all’impiego, materiale da imballaggio. Sono da norma esclusi dal concetto di rifiuto i gas nocivi, le acque contaminate, il materiale vegetali e il materiale proveniente da scavi.

La materia si presenta quindi ampia e ben più estesa dell’idea del cittadino comune per il quale i rifiuti sono essenzialmente quelli provenienti dalla pattumiera di casa.

Anche la definizione di raccolta differenziata merita di essere citata esattamente (art. 183, comma 1 D.Lgs. 152/06). Per raccolta differenziata si intende la raccolta idonea, secondo criteri di economicità, efficacia, trasparenza ed efficienza, a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, al momento della raccolta o, per la frazione organica umida, anche al momento del trattamento, nonché a raggruppare i rifiuti di imballaggio separatamente dagli altri rifiuti urbani, a condizione che tutti i rifiuti sopra indicati siano effettivamente destinati al recupero.

Spesso non c’è chiarezza nell’utilizzo dei termini e delle definizioni esatte ma ancora più spesso la nostra percezione di una corretta gestione dei rifiuti si basa su idee che poco o nulla hanno di fondato, il che causa dei falsi miti, che questo articolo si propone di sfatare. 

IL CONSUMO DI CARTA È IL PRINCIPALE NEMICO DELLE FORESTE: FALSO

La deforestazione ha come cause prioritarie la conversione dei territori boschivi in terreni agricoli e la raccolta di legname per vari usi. Inoltre l’industria cartaria europea è un importante catalizzatore del rinnovamento e dell’estensione della superficie forestale. Oggi, secondo uno studio condotto dalla FAO e pubblicato da Assocarta, l'aumento annuo delle foreste in Europa equivale a 6.450 kmq e la gestione sostenibile delle foreste promossa dall’industria cartaria fa sì che per un albero tagliato ne vengano piantati tre. Il 20% delle foreste europee non può essere sfruttato perché destinato per legge alla protezione e alla conservazione della biodiversità.

TUTTO SI PUÒ RICICLARE: FALSO

Innanzitutto è necessaria chiarezza sul termine riciclo, che è differente dal termine riutilizzo. Il D.Lgs. 205/2010, dunque, per riutilizzo intende “qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti”. Altra cosa, invece è il riciclaggio ossia “qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini.” Nei nostro comuni differenziamo tra il resto, per avviare al riciclo, solo gli imballaggi in plastica.

Non possiamo in genere inserire nella raccolta differenziata della plastica ciò che non è imballaggio. Inseriamo flaconi, confezioni, barattoli ma non inseriamo beni durevoli in plastica, oggetti che comunemente usiamo e che sono fatti in plastica, magari anche riciclata. Non ricicliamo quindi, secondo la normativa vigente, oggetti in plastica che non siano imballaggi.

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IL RICICLO DELLA PLASTICA È SEMPRE POSSIBILE ED EFFICACE: FALSO

Raccogliere separatamente la plastica e differenziarla allo scopo di condurla poi verso il processo di riciclo è efficace e sostenibile se applicato nel modo corretto. Spesso nei nostri comuni riceviamo indicazioni di inserire nella raccolta differenziata della palstica tutti i tipi di plastica, imballaggi o contenitori. Giorgio Quagliuolo, presidente di Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica), ha dichiarato in un’intervista: si dovrebbe raccogliere solo quello che si può riciclare, il resto andrebbe inviato direttamente alla termovalorizzazione, perché anche come costo ambientale non conviene; pensi alle centinaia di camion e di viaggi avanti e indietro per questa plastica che non ha possibilità di recupero diversa da quella di essere termovalorizzata. È un 50% i cui costi di raccolta e di selezione gravano sul Consorzio.”

Quindi non tutta la plastica può essere riciclata ma una parte di quella che differenziamo deve poi essere riselezionata, con costi in termini di tempo, lavorazioni e trasporto, e spedita verso i termovalorizzatori, per esempio nel Nord Italia quello di Brescia.

GLI “INCENERITORI” NON COMPORTANO ALCUN VANTAGGIO: FALSO

Innanzitutto non si parla di inceneritori ma di termovalorizzatori, ovvero di impianti che, tramite la combustione di alcune tipologie di rifiuti, producono energia spesso utilizzata per sistemi di teleriscaldamento, come nel sopracitato esempio della città di Brescia, e per la produzione di energia elettrica.

Dal sito ufficiale dell’impianto termovalorizzatore di Brescia si ricavano alcuni dati utili a capirne l’efficienza: l'impianto è in grado di bruciare mediamente circa 750 mila tonnellate l’anno di rifiuti. Dalla combustione è possibile ricavare ogni anno quasi 600 milioni di chilowattora di elettricità (pari al fabbisogno annuo di 200 mila famiglie) e oltre 800 milioni di chilowattora di calore (pari al fabbisogno per teleriscaldamento di oltre 60 mila appartamenti). In questo modo si risparmiano oltre 150 mila tonnellate equivalenti di petrolio, evitando l’emissione in atmosfera di più di 400 mila tonnellate di anidride carbonica. Le emissioni del termo utilizzatore vengono settimanalmente riepilogate in un report e costituiscono una piccola percentuale del totale delle emissioni della regione.

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Il rapporto Legambiente afferma infatti che le emissioni di polveri dagli impianti di trattamento rifiuti contribuiscono solo per lo 0,5% al totale delle emissioni in Regione Lombardia. La gran parte delle emissioni è costituita dal traffico veicolare e dai sistemi di riscaldamento delle abitazioni che non hanno ancora adottato il teleriscaldamento.

La conoscenza di alcune problematiche connesse alla produzione e alla gestione dei rifiuti e l’analisi più accurata dei dati a nostra disposizione può far luce su alcuni punti spesso oscurati da preconcetti o da false convinzioni che ci vengono instillate.

Ampia è la tematica e ancora più ampia probabilmente la gamma delle soluzioni adottabili alla luce di una complessità di problematiche e dati che spesso non risulta chiara alla maggior parte di noi.

3 workshop estivi per costruire con paglia e terra cruda

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Quest’estate non prendete impegni! Se avete sempre desiderato apprendere le tecniche di autocostruzione con terra cruda e paglia questi workshop fanno al caso vostro.

LA STORIA DELLE COSTRUZIONI IN TERRA CRUDA E PAGLIA

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Le Associazioni “La Boa” e Adapta_Lab, insieme alla docente Angela Granzotto, scienziata ambientale specializzata in costruzioni in terra cruda, hanno organizzato 3 corsi finalizzati al recupero di un piccolo edificio in blocchi di cls con il solo uso di materiali naturali per destinarlo a camera da letto per un agriturismo.

Ogni sessione si focalizzerà su un tema preciso e consisterà di una parte teorica e una pratica per fornire ai partecipanti tutte le nozioni necessarie in cantiere.

IL PROGRAMMA

6-7 Giugno: Costruire ed isolare con la paglia

4-5 Luglio: Intonacare con terra cruda e calce

1-2 Agosto: Pavimentare in terra cruda

I corsi sono aperti a tutti: tecnici del settore edilizio, professionisti, progettisti, artigiani, studenti, appassionati e chiunque voglia provare a conoscere da vicino le tecniche di biocostruzione.
Gli iscritti ai workshop di Luglio e Agosto possono anche portare da casa 1 kg di terra per studiarla insieme a docente e studenti.

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Tutti i workshop si terranno presso “La Fattoria di Artur”, un agriturismo nella splendida cornice di Ostrozno Brdo (Slovenia), a 50 minuti di macchina da Trieste. Inoltre, per consentire anche a chi non ha un mezzo proprio di raggiungere il cantiere, gli organizzatori mettono a disposizione i propri veicoli per trasportare i partecipanti, accompagnandoli da Trieste al B&B di Ostrozno Brdo, fino ad esaurimento posti.

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La quota d’iscrizione ai corsi è comprensiva di docenza, materiale didattico, assicurazione, iscrizione all’associazione, pasti bio forniti dall’agriturismo che ospita l’evento e la possibilità di dormire con la propria tenda nei pressi della struttura ospitante.

Per info su costi e iscrizioni:
Angela Granzotto angimes3@gmail.com

Per info sulla logistica potete visitare il sito web dell’associazione Adapta_Lab e la pagina Facebook dei Laboratori di Biocostruzione.

Dal guscio dei gamberi la pellicola bio per alimenti

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I ricercatori dell’Università dei Paesi Baschi hanno sviluppato una nuova pellicola bio per alimenti a base di chitosano per cercare di contrastare, in modo ecosostenibile, la massiccia invasione di plastica nel packaging alimentare.

PLASTICA: QUELLA NATURALE È FATTA DI CAFFÈ, PREZZEMOLO E CANNELLA

COS’ È IL CHITOSANO?

Il chitosano è un elemento naturale che compone il guscio dei gamberi e di altri crostacei, biodegradabile e perfettamente adatto a sostituire le comuni pellicole da cucina.

Infatti, nel corso dello studio guidato da Itsaso Leceta e pubblicato sul numero di Febbraio di Postharvest Biology and Technology, è stata messa a confronto la conservazione delle carote con due tipi di pellicola: quella tradizionale e quella a base di chitosano. Si è visto che il secondo imballaggio ha preservato meglio dell’altro alcune proprietà delle carote, permettendo una conservazione più duratura. Questo è dovuto, secondo i ricercatori, alle proprietà antimicrobiche contenute nel chitosano che permettono agli alimenti di conservare più a lungo e in modo più efficace le loro caratteristiche, rallentando la degradazione.

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MIGLIORA LA CONSERVAZIONE

Questa scoperta è, senza dubbio, una buona notizia per l’industria del cibo perché il consumatore potrebbe disporre di cibi più freschi e sicuri, che si mantengono più a lungo ma, nello stesso tempo, è ancora presto per parlare di una commercializzazione di questo nuovo tipo di pellicola bio. Nel futuro dell’industria alimentare non è possibile pensare, infatti, a un solo tipo di materiale; piuttosto si dovrà creare una sinergia fra diversi polimeri capaci di interagire e collaborare tra loro.

Il chitosano, pur avendo dato risultati più che soddisfacenti in laboratorio, non è stato ancora sufficientemente studiato per fare il suo ingresso sul mercato in tempi brevi, perché richiede altri studi e test sul campo.

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MENO PLASTICA NELL’AMBIENTE

È certamente un ottimo punto di partenza nel campo del bio-packaging per ridurre gradualmente la quantità di plastica non sempre smaltita a dovere dal consumatore, che finisce inevitabilmente nell’ambiente inquinando terre, mari, laghi e fiumi, compromettendo la catena alimentare umana.

Spiega Itsaso Leceta: “Il chitosano è fatto di gusci di gamberi, gamberoni e altri crostacei, questo non significa che non inquini. In termini d’impatto ambientale, però, è migliore delle normali pellicole in plastica: la sua produzione dev’essere tuttavia ancora ottimizzata. Una volta migliorato il processo, l’impatto ambientale si ridurrà ulteriormente.

Padiglione religioso in legno a Landau

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Come un grosso pesce, il padiglione ecumenico a Landau, cittadina nella zona sud orientale del Renania-Palatinato in Germania, ha tante lamelle di legno e obbedisce ad una forma perfetta. In pianta travi e pilastri di douglas descrivono l’ellisse allungata, e nella testa di pesce è ritagliato un grande foro circolare. Si chiama "Himmelgrün" ovvero "cielo verde", la nuova chiesa temporanea ideata dallo studio tedesco Bayer & Uhrig ed immersa completamente in un paesaggio paradisiaco. L’altare si trova proprio sotto l’apertura circolare e il movimento del sole disegna un "occhio" di luce sul legno, sui gradini curvi e sugli arredi in corten. Tale materiale è stato scelto proprio perché mutevole ed impermanente come la vita.

In copertina: foto © Sven Paustian

La chiesa di cartone di Shigeru Ban

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caption: Fotografia © Sven Paustian

Il progetto del padiglione di Landau

Il padiglione è stato sovvenzionato con i fondi dell'UE e concepito per accogliere sia attività religiose protestanti che altri eventi, come concerti, gruppi teatrali, rock e tradizionali. Prima di tutto, però, nasce come luogo sacro e trasmette l’idea di protezione, onestà costruttiva e semplicità. La "chiesa verde" è stata realizzata in un anno e mezzo, dopo un lungo periodo in cui il progetto era stato ripetutamente abbandonato a causa di difficoltà tecniche ed organizzative. Alla fine è stata inaugurata nel mese di aprile, riscontrando un successo enorme e attualmente luogo per tantissimi eventi religiosi e culturali, soprattutto legati all’inclusione sociale e all'orticoltura.

caption: Fotografia © Sven Paustian

caption: foto dalla pagina Facebook Kirche im Garten

Il padiglione è lungo circa 20 metri e largo 6.50 metri per un altezza pari a 4 metri; un telaio a forma di anello è sospeso per sostenere le travi del tetto. I primi segni tracciati sul terreno sono stati proprio l’ellisse chiara del pavimento e i tre gradini paralleli al cerchio ritagliato in copertura. Sono seguiti: l'anello, le travi rettilinee chiuse da una anulare e quelle in legno poste a raggiera di tre diverse altezze. Il sistema di pilastri ravvicinati lascia aperto solo l’ingresso sul lato corto che, come in ogni edificio religioso, conduce all’altare.

caption: foto dalla pagina Facebook Kirche im Garten

La luce gioca un ruolo importante in ogni religione. In tutti gli edifici, seppur diversi a seconda dei credi e dei periodi storici, il comune denominatore è sempre stata l’illuminazione. Anche in questo piccolo ma significativo luogo sacro i progettisti hanno dato molta attenzione alle luci e alle ombre, determinate dal tetto a raggi e dagli spazi tra le singole componenti costruttive. Ai disegni preliminari, infatti, sono seguiti modelli per determinare "lo spessore" dell’ellisse accendendo torce elettriche in modo da indirizzare la luce proprio sopra l'altare.

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caption: foto dalla pagina Facebook Kirche im Garten

Il riuso della chiesa verde

Concepito come allestimento temporaneo della durata quinquennale, è già stato previsto il suo semplice smantellamento ed un facile riutilizzo di tutti i componenti. Dovrebbe seguire, quindi, la logica del più famoso padiglione svizzero dell’Expo di Hannover realizzato da Peter Zumthor, la "catasta di legna low-tech" in cui tutte le parti potevano trovare nuova collocazione. Perciò il suo riuso sarà il prossimo rompicapo da risolvere, visto che gli abitanti di Landau vorrebbero lasciarlo là, ma la società di costruzioni che l’ha realizzato vorrebbe spostarlo a Hunsrück. Ha invaso la cittadina di Landau con preghiere religiose, vibrazioni di strumenti musicali e applausi a tempo di balli: si spera che la "chiesa verde" potrà ancora inspirare altre comunità e rigenerare abitanti e visitatori.


Carta e pelle dalle mele dell'Alto Adige

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La regola delle tre erre per favorire la sostenibilità ambientale stabilisce che vi possa essere una riduzione ed una limitazione dei rifiuti prodotti dall’uomo, grazie alle reimmissione degli stessi nel ciclo vitale e produttivo. La strategia delle “tre erre” afferma: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare.

L’idea condotta avanti da una startup dell’Alto Adige è quella di utilizzare scarti biologici come materia prima per nuove produzioni, in particolare partendo dalle mele.

RICICLARE SCARTI ALIMENTARI PER PRODURRE BIOPLASTICA 

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L'ingegnere Alberto Volcan, a partire dal 2009 dalla bolzanina Frumat di Hannes Parth, ha visto passare da 0 a 30 tonnellate al mese in 5 anni il quantitativo di rifiuti utilizzato per realizzare prodotti ecosostenibili.

Dalle mele è possibile ricavare non solo sidro o marmellate, ma utilizzando le bucce ed i torsoli si possono creare fazzolettini o rotoli, e tessuti in eco-pelle. Il prodotto è stato soprannominato cartamela. Proprio nell’Alto Adige si concentra oltre la metà della produzione di mele del territorio nazionale, e grazie all’ingegnere Volcan nel 2004 gli scarti delle stesse sono stati impiegati per la prima volta per realizzare fazzolettini e rotoli di carta.

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"Il primo prodotto che abbiamo realizzato è stata la cartamela - spiega Hannes Parth - un prodotto creato con pura cellulosa arricchita con gli scarti di lavorazione delle mele che dopo l'iniziale produzione di carta igienica, oggi trova diverse declinazioni sia come rotoli da cucina, fazzolettini da naso, scatole per il packaging. La nostra ricerca e le nostre sperimentazioni però non si fermano e ora siamo impegnati nella realizzazione della pellemela, un prodotto ottenuto sempre dagli scarti di lavorazione delle mele ma destinato alla legatoria, alle calzature e ai rivestimenti di divani e sedie".

Grazie alla ricerca condotta negli anni, ad oggi diverse imprese lavorano questo tipo di rifiuto alimentare trasformando una media di 30 tonnellate al mese in prodotto. Per quanto riguarda la carta, nella produzione i rifiuti della mela concorrono fino a un massimo del 25%, per la pelle fino al 30%.

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Nella lavorazione della cartamela gli scarti di mela vengono sottoposti a un trattamento di disidratazione, raffreddamento e macinazione che ne blocca decadimento e fermentazione e lascia inalterato il loro contenuto di zuccheri e di cellulosa, indispensabile per la produzione di carta. Da questo processo si ottiene una farina bianca, che contiene il 65 per cento di cellulosa e che si presta alla produzione di qualsiasi tipo di articolo cartaceo. Un metodo non solo eco-friendly, ma che ha anche il merito di contribuire ad abbattere i costi di gestione dei rifiuti: gli scarti di mela, di cui fanno parte i residui della produzione industriale di succhi di frutta, vengono infatti considerati “rifiuto speciale”, categoria per il cui smaltimento è necessario un iter molto costoso.

La “pellemela” è una pelle vegetale molto versatile, che può avere gli stessi impieghi della vera pelle, dall’arredamento alla moda, dalle scarpe alle borse; da queste soluzioni a base di farina di mele, che già molte aziende altoatesine hanno sviluppato, possono scaturire vari effetti positivi. Oltre a tutelare l’ambiente, infatti, la crescita e il potenziamento di una vera e propria industria basata sul riciclo, garantisce uno sviluppo sostenibile e armonico del territorio altoatesino e può anche avere importantissime ricadute in termini occupazionali.

Riscontri positivi sono sia in Italia che all’estero, come in Germania, Austria e Svizzera, da sempre Paesi molto attenti a questo tipo di processi. "Un dato a mio avviso molto interessante - spiega Parth - è che nell'arco di pochi anni ho potuto constatare che anche nel nostro Paese le aziende interessate a produrre utilizzando scarti ottenuti dalla lavorazione industriale di alimenti, in questo caso specifico quelli delle mele, sono in continuo aumento".

Tessuti sostenibili e naturali per l’arredamento

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Un tessuto è un manufatto a superficie piana, sottile e flessibile ed è il risultato finale delle diverse combinazioni di materie prime (fibre tessili naturali, artificiali o sintetiche) e armature (Tela, Panama, Saia, Batavia, Raso ). I principali tipi di tessuto sono: Batista, Bisso, Broccatello, Broccato classico, Chintz, Cretonne, Damasco, Damascato, Floccato, Denim, Drill, Fiandra, Gabardine, Garza, Gobelin, Goffrato, Lampasso, Madras, Moirè, Metelassè.

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In generale, le principali sostanze chimiche problematiche per la salute nell'industria tessile sono: carrier alogenati, coloranti azoici (che possono liberare ammine aromatiche cancerogene) e allergenici, candeggianti ottici, agenti di finissaggio, idrorepellenti, antimacchia, ritardanti di fiamma (tra questi i migliori sono i sali di boro che sono innocui per l'uomo e problematici solo in fase di smaltimento), antimicrobici, ammorbidenti, formaldeide, metalli pesanti, antiparassitari, pentacloro e tetraclorofenoli. Questi ultimi, conosciuti come pcp e tcp, hanno proprietà antibatteriche e antimuffa nei trattamenti di fibre naturali o per protezione di manufatti tessili durante il magazzinaggio ed il trasporto. Essi sono vietati o soggetti a limiti molto restrittivi, andrebbero sostituiti con prodotti simili ma non tossici; pericoli provengono dai prodotti provenienti da paesi extraeuropei, in cui non sono vietate queste sostanze, o da materiali tessili riciclati. Per difenderci, dobbiamo leggere attentamente l'etichetta, diffidare dai prodotti che ne sono sprovvisti, lavare e ventilare i tessuti prima di utilizzarli eliminando così alcune delle sostanze chimiche presenti (se lavandoli perdono colore, rilavarli fino a che si stabilizzano). Va anche detto che molte di queste sostanze sono pericolose soprattutto in fase di lavorazione e di fronte al prodotto finito il rischio di tossicità o allergia dipende dalla predisposizione della singola persona e dalla facilità di cessione.

Per valutare un tessuto dal punto di vista eco-bio, bisogna anche andare ad esaminare le materie prime utilizzate.

  • Fibre tessili naturali: le fibre naturali possono essere animali (lana, seta, peli diversi, bisso), vegetali (cotone, lino, canapa, juta, cocco, paglia, ramiè, sisal, ginestra, ibisco, manila, bamboo, kapok)e minerali (amianto, lana di vetro, fili metallici). 

  • Tecnofibre: racchiudono fibre tessili artificiali, se prodotte a partire da polimeri organici di origine naturale (cellulosiche come rayon, modal, cupro, acetato, triacetato, Lyocell, gomma o caucciù, viscosa; proteiche come merinova, vicara, ardil), fibre tessili sintetiche, se prodotte da polimeri di sintesi (acrilico, modacrilico, poliammide, poliestere, polipropilene, polietilene, clorovinile, poliuretano, teflon, aramidiche) e fibre tessili inorganiche, se prodotte da minerali o sostanze inorganiche (vetro tessile, fibra di carbonio, basalto,metalliche, metallizzate).

LE FIBRE NATURALI 

Lana di pecora

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Materia prima rinnovabile e riciclabile con un bassissimo bilancio energetico, la lana di pecora presenta alta igroscopicità e traspirabilità. Si presenta come materiale morbido, caldo e difficilmente sgualcibile. Può essere filata con il processo cardato o pettinato (più fine e costoso del primo). La qualità della fibra (lunghezza, finezza, elasticità) dipende dalla razza e dalla provenienza della pecora, nonché dal periodo in cui viene tosata. La lana deve essere trattata con insetticidi. È possibile l'uso di sali e prodotti antitarme a base di urea e sali di boro per incrementare la resistenza al fuoco che in genere è di classe 2. L'uso di sostanze antitarma a base di cloro può dare dei problemi in caso di incendio ed in fase di smaltimento. Esiste inoltre la possibilità di allergie sia durante la lavorazione che con l'utilizzo del prodotto finito. Il costo ambientale in termini di trasporto è alto dal momento che la maggior produzione di lana vergine si trova in Nuova Zelanda. Il costo di lavorazione è modesto ma l'offerta mondiale di lana supera la domanda, quindi il sovrappiù viene incendiato o interrato come concime. Questa fibra, oltre che come coibente naturale, può essere utilizzata negli interni, spesso in abbinamento ad altri materiali sintetici, per coperte, divani, cuscini, tende, tappeti, moquette. Quest'ultima è poco consigliabile dal punto di vista biocompatibile dal momento che raccoglie molta polvere ed è difficilmente pulibile, contribuendo così ad incrementare l'inquinamento indoor.

Seta

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Fibra proteica di origine animale che dà luogo a tessuti pregiati, lucenti, morbidi. La seta è ideale per tende, cuscini, sofà, rivestimenti di pareti. Si tratta di un materiale robusto ed elastico, nonostante l'apparente delicatezza. Per valutarne la qualità dobbiamo studiarne la composizione dal momento che spesso viene mischiata a lana o a fibre sintetiche per migliorarne la resistenza. Altre caratteristiche sono rappresentate dal minimo spessore, che le conferisce leggerezza e comodità, dalla resistenza alle deformazioni e dalla qualità di buon isolante (caldo d'inverno e fresco d'estate). Non resiste alla luce solare e si macchia con il sudore. È anallergica. Nel campo dell'arredamento, esistono vari tipi di questo materiale:

  • Seta Cotta (o Sgommata) significa che ha subito un profondo lavaggio con acqua calda per eliminare una sostanza chiamata sericina, divenendo maggiormente lucente, flessibile e morbida rispetto alla seta cruda.
  • Seta Bourette: deriva dagli scarti della lavorazione di pettinatura delle fibre più lunghe ed ha un aspetto opaco, filato grosso e irregolare.
  • Seta Shappe: si produce con i bozzoli danneggiati ed è ottenuta dalla lavorazione dei cascami più lunghi. Finitura opaca e morbida consistenza.
  • Seta Tratta: prodotto bianco opaco, ruvido. Presenta difficoltà nell'ottenere colori uniti.
  • Seta Tussah: è un tessuto selvatico, ottenuto con un filato grezzo  struttura irregolare. È di colore marrone ma può subire un processo di sbiancamento fino al colore ecrù o crema. Questo tipo di seta è più spesso e meno lucente ed i colori producono un effetto frammentato.
  • Seta Shantung: originariamente era un tessuto rarissimo di seta selvaggia (tussah) derivante dalla bava doppia, prodotta da due bachi che formano il bozzolo insieme. Dall'aspetto rustico, pesante, opaco, ruvido, fiammato e irregolare. Colore unito, spesso in tonalità sgargianti. Oggi con questo nome si indicano tessuti di peso vario in seta, cotone o altre fibre (anche sintetiche) che ne riproducono artificialmente l'aspetto rustico con filati che inglobano cascami per imitare la fiammatura e la bottonatura.

Cotone

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si tratta di una fibra naturale vegetale che viene ricavata dal fiocco di fibre che emergono dalle capsule del fiore quando giungono a maturazione. Composto per il 95% di cellulosa, è difficilmente attaccabile da insetti, è leggero, morbido ed assorbente. La fibra di cotone, meno robusta del lino, non si usura ma si strappa; è poco elastica e pertanto si sgualcisce. I lavaggi frequenti e l'esposizione al sole tendono a scolorire i tessuti di cotone. Si tratta di un tessuto generalmente anallergico e non presenta sostanziali problemi per la salute. Si può escludere l'inquinamento in fase di utilizzo. La coltivazione di cotone assorbe il 20% del consumo mondiale di prodotti chimici per l'agricoltura. Il riciclaggio è senza dubbio possibile. Dal momento che brucia facilmente, spesso per aumentare le sue caratteristiche di resistenza al fuoco viene trattato con sostanze ignifughe come borace. Questo rende problematici il compostaggio e lo smaltimento in discarica. Il cotone viene utilizzato per la biancheria da casa ma anche per  divani e tendaggi, spesso si trova in abbinamento ad altri tessuti per migliorarne elasticità e resistenza. A livello biocompatibile bisognerebbe fare attenzione ai materiali riportati sull'etichetta e privilegiare i prodotti con la più bassa percentuale di tecnofibre, meglio se al 100% naturali. I principali produttori di cotone nel mondo sono: Cina, America, India, Pakista, Uzbekistan. Il cotone biologico, ancora molto caro, viene ricavato da piante coltivate senza l'uso di pesticidi e le tinte utilizzate sono ricavate da prodotti vegetali al 100%.

Lino

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È una fibra naturale del regno vegetale che si ricava, attraverso la macerazione degli steli (grazie alla quale avviene la separazione delle fibre tessili dai residui legnosi e quindi la pettinatura che elimina le impurità), dalla pianta omonima; quest'ultima è una panta erbacea annua composta essenzialmente di cellulosa. Dai semi si ricava l'olio, con cui si preparano molte vernici ecologiche tramite cottura a 100°C e insufflaggio d'aria.  I problemi per la salute non ci sono se non durante l'uso degli insetticidi sulle coltivazioni. Si tratta di un materiale rinnovabile e riciclabile. Il trasporto comporta dispendio energetico solo se il lino proviene da lontano, ma attualmente esiste una raccolta di cascami anche in Europa. Il lino presenta buone caratteristiche isolanti, non si deteriora e, attraverso il trattamento con sali di boro, aumenta la propria resistenza al fuoco. Inoltre, non provoca allergie, assorbe l'umidità e lascia traspirare la pelle: pertanto è indicato, in arredamento, per lenzuola, tovaglie, asciugamani e fazzoletti, nonché per divani e tendaggi, dove però è difficile trovarlo al 100%. Le fibre di lino infatti si mescolano spesso a cotone, lana, seta, viscosa e poliestere e questi filati di mischia permettono di ottenere molti tipi di tessuto. La combinazione di due fibre consente di avere una “mano” diversa, cioè una consistenza ed un aspetto diversi rispetto a quelli ottenuti con filati semplici. Molto resistente, soprattutto se bagnato, può essere lavato moltissime volte senza alterarsi, anzi diventa sempre più morbido. Ha bassissima elasticità, pertanto i tessuti in lino non si deformano. Molto utile in cucina usato come canovaccio in quanto, non essendo peloso, non lascia peli su piatti e bicchieri. Il lino di migliore qualità, sia per morbidezza che per resistenza, è quello biancastro.

Canapa

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Fibra tratta dal fusto della pianta omonima, risulta essere un ottimo prodotto dal punto di vista ecosostenibile e biocompatibile. Presenta notevoli caratteristiche di isolamento termico e acustico, risulta avere buona stabilità nel tempo e resistenza all'umidità e non viene attaccata da insetti. Fin da epoche preistoriche viene utilizzata per la realizzazione di tessuti (oltre che per vele, carta,corde). La canapa ha uno dei più alti tassi di crescita di tutta la zona temperata, la ricrescita è annua e la pianta è coltivabile per anni sullo stesso terreno ed è resistente agli infestanti. In fase di lavorazione non presenta particolari rischi per la salute e l'impatto sull'ecosistema è migliore rispetto a quello del cotone; inoltre, viene utilizzata l'intera pianta, evitando così sprechi. Spesso si trova combinata con fibre di poliestere. Il fabbisogno energetico complessivo è estremamente ridotto, il riciclaggio è sempre possibile ed il compostaggio solo per la canapa pura. Questo tessuto è inoltre molto resistente allo sporco, in grado di respingere il 95% dei raggi ultravioletti. Lo possiamo utilizzare per ambientazioni rustiche o etniche, ma anche molto moderne in ambienti domestici o negozi e temporary shop. Gli utilizzi spaziano da tende e tappeti fino a cesti e biancheria per la casa.

Cocco

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Si tratta di fibre altamente traspiranti, resistenti all'umidità e inattaccabili da muffe, insetti, batteri. La resistenza al fuoco è di solito aumentata passando da facilmente a normalmente infiammabile, come per le altre fibre naturali, grazie all'utilizzo di sali di boro. Il dispendio per il trasporto è elevato ma la catena di lavorazione è corta e la fibra di cocco è il sottoprodotto della lavorazione del frutto. Il riciclaggio è possibile. In arredamento si usa per stuoie e tappeti ma anche per divani, poltrone, tendaggi e rivestimenti.

Iuta

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Come per il lino e la canapa, la materia tessile per la produzione si ricava dal fusto della pianta. Il suo colore varia dal bianco al giallognolo al marrone. La lucentezza determina la sua qualità; le fibre migliori sono quelle più fini, lucenti e brillanti (dette fibre d'oro) e  possono essere usate anche per fare un tessuto ad imitazione della seta. La Iuta è una fibra dura, pertanto i tessuti che ne derivano sono ruvidi e grossolani, resistenti ma meno del lino e della canapa. È altamente igroscopica e questo ne consente la miscelazione con altri elementi al fine di migliorarne alcune caratteristiche (aggiungendo ammoniaca, ad esempio, diviene soffice e simile alla lana). La iuta si può lavorare all'uncinetto da sola o mescolata con altri filati, per realizzare, in arredamento tessile, tende, tappeti e tovaglie.

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È un materiale al 100% biodegradabile e riciclabile. È la seconda fibra vegetale più importante dopo il cotone, in termini di utilizzo, consumo globale, produzione e disponibilità. Ha un elevato carico di rottura, una bassa estensibilità, e garantisce un'alta traspirazione del tessuto. Le varietà della iuta sono la Corchorus olitorius (riflessi dorati) e la Corchorus capsularis (riflessi argentei).La migliore area produttiva mondiale per la iuta è la pianura del Bengala. Questa fibra naturale, usata da sempre per la produzione di sacchi da imballaggio, di corde e per la tessitura di tappeti, è stata gradualmente sostituita dall'uso di tessuti sintetici. Usualmente, nell'arredamento (e anche nell'abbigliamento), le sue fibre sono miscelate con altre fibre tessili, come il nylon, la lana, il cotone, il polipropilene,il rayon, che ne migliorano alcune caratteristiche come l'aspetto estetico e la versatilità. Nel campo della tappezzeria, per la casa o per gli interni di auto, viene impiegato come struttura di supporto per il linoleum. Utile anche per recuperare vecchie poltrone o divani.

Ramiè

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 È una fibra vegetale usata da migliaia di anni nell'estremo oriente, ricavata da una pianta simile all'ortica. Il suo aspetto è bianco, fine e lucente. I cinesi la utilizzavano molto tempo prima che il cotone fosse introdotto in oriente. Alla fine del XX secolo si è diffuso l'utilizzo anche in Occidente, soprattutto mista al cotone; la limitata diffusione in Occidente è da imputare principalmente ai suoi costi di lavorazione. La fibra tessile è molto lunga, è morbida, lucente, uniforme, elastica e presenta una buona resistenza alla torsione. Le fibre grezze hanno un colore bianco grigio o verdastro, le digrezzate bianco sericeo. La ramia contiene circa il 60% di cellulosa, il resto sono sostanze gommose e incrostanti; dopo il trattamento di sgommatura, il contenuto di cellulosa può arrivare sino al 95%. Resiste all'attacco di vermi, batteri e muffe; è estremamente assorbente e facilmente smacchiabile; resiste a temperature molto elevate; non restringe. Di negativo, oltre a stropicciarsi facilmente, ha la scarsa elasticità, la ridotta resistenza all'abrasione, la rigidità e la fragilità. Come le altre fibre naturali, per acquistare maggiore resistenza, in genere viene mescolata ad altre fibre naturali o sintetiche (cotone, canapa, lana, seta, viscosa, acrilico). L'utilizzo del Ramiè si concentra soprattutto su fazzoletti, tovaglie, tovaglioli.

FIBRE ARTIFICIALI

Il Rayon, chiamato inizialmente “seta artificiale” o “seta del legno” è una fibra trasparente che si ottiene dalla cellulosa. Esso assorbe l'acqua, a differenza del nylon, il che contribuisce a rendere i tessuti più confortevoli.

Il modal, fibra ottenibile sia lucida che opaca, cerca di accostarsi alle caratteristiche del cotone relative alla mano morbida e alla stabilità dimensionale. Ha una buona resistenza ai lavaggi.

Le fibre artificiali in generale non sono molto resistenti, si stropicciano facilmente, si possono restringere o allentare e necessitano perciò di trattamenti specifici. Inoltre presentano una certa facilità di tintura ma scoloriscono facilmente. Sono facilmente modellabili.

FIBRE SINTETICHE

Acrilico, poliestere, polietinene e le altre fibre sintetiche vengono mescolate con quelle naturali ottenendo tessuti morbidi, ingualcibili, molto resistenti e flessibili. A differenza di quelle artificiali non si restringono e non si stropicciano. Si ricavano quasi sempre tessuti che non hanno bisogno di essere stirati e si tingono bene. Non assorbono l'umidità e trattengono il calore del corpo, non sono indicate quindi per tessuti estivi: il sudore e il calore favoriscono l'assorbimento delle sostanze chimiche. Si possono creare prodotti dalle mille proprietà “apparenti”, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di estetica e versatilità a discapito però degli aspetti biocompatibili. 

Acrilico

Molto morbido e resistente ma poco elastico. Tra quelle sintetiche, l’acrilico è una fibra di qualità che non viene attaccata da tarme e muffe.

Poliestere

Prodotto leggero, ingualcibile e irrestringibile. Il poliestere si asciuga facilmente e non ha bisogno di stiratura. È una delle fibre più diffuse e sviluppate tecnologicamente. Nell'arredamento tessile lo troviamo soprattutto in tende (specialmente in quelle a pacchetto) e rivestimenti di mobili imbottiti. I tessuti di poliestere, grazie al basso coefficiente di assorbimento dei liquidi, non assorbono l'umidità, il che li rende impermeabili e resistenti allo sporco, ma non fanno respirare la pelle a causa della scarsa traspirabilità.

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Polietilene

È un prodotto del tutto idrorepellente ed è impiegato per la produzione di pettinati o per un utilizzo a fibra continua. Vengono aggiuni antiossidanti, pigmenti, antistatici, ritardanti di fiamma. Il processo di produzione è molto complesso ed energivoro. Si può riciclare e si deve smaltire attraverso incenerimento ad elevate temperature

TESSUTI INNOVATIVI

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Tra le tante novità ecologiche in termini di arredamento tessile, troviamo: fibre di banano, per biancheria da casa, letti e divani; fibre di ortica, per tappeti e rivestimenti interni; alghe, per asciugamani, tappeti e imbottiture; cheratina estratta da piume di pollo e gallina, per tessuti resistenti e leggeri; fibre di soia, per realizzare, ad esempio, coperte in cachemire vegetale e tessuti soffici, brillanti, resistenti, antibatterici, traspiranti ; tessuti in canna da zucchero e mais; caseina per tessuti morbidi, lavabili e biodegradabili, sughero, per prodotti durevoli e caldi.

Sono tanti i nuovi tessuti che cercano sempre più di raggiungere l'ecosostenibilità; a volte però si tratta di prodotti che rispettano l'ambiente ma non rispettano per forza la salute contrastando quindi l'aspetto biocompatibile. Ad esempio, bisogna fare attenzione quando ricicliamo un prodotto che originariamente era stato creato con materiali nocivi o creato prima che certe leggi venissero emanate, oppure quando ricicliamo un prodotto proveniente da un paese estero che non ha le nostre stesse norme. Le cose da sapere sono tante e spesso si deve scendere a compromessi se non si vuole impazzire tra le mille informazioni.

Altro suggerimento in tema di tessuti eco-bio è quello di scegliere tinture naturali derivanti da piante tintorie e di selezionare attentamente anche l'imbottitura di divani, cuscini e materassi.

Per progettazioni di interni ecosostenibili e biocompatibili, online o in loco, e assistenza nella scelta dei tessuti per l’arredamento potete contattarmi a info@chiarabellini.bio e visitare il mio sito:  www.chiarabellini.bio (consulenze, progettazioni complete di disegni 2d e 3d, personal shopper, home relooking).

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Vetri autopulenti: il brevetto per superfici idrorepellenti

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Il vetro idrofobo e autopulente: si tratta di un importante brevetto registrato dall’ENEA e dal CNR di Faenza ispiratosi alle foglie di loto, che non consentono all'acqua di accumularsi, ma la fanno scivolare via. Sottili film ceramici hanno consentito la realizzazione di questi vetri, che allo stesso tempo sono in grado di condurre l’elettricità e riflettere il calore

DAL MIT IL VETRO AUTOPULENTE, ANTI–APPANNAMENTO E ANTI–RIVERBERO

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Un gruppo di ricercatori dell’ENEA dell’Unità Tecnologie dei Materiali di Faenza, con il responsabile ingegner Sergio Sangiorgi, ha esaminato gli effetti dapprima sulla superficie vitrea, estendendo successivamente il campo di ricerca anche alle superfici metalliche. Il rivestimento in ceramica viene depositato con uno spessore di poche decine di nanometri (un miliardo di volte più piccolo di un metro), ed è in grado di modificare profondamente il comportamento dei materiali. I fiori di loto, che hanno inspirato la realizzazione di questa finitura, hanno una particolare rugosità superficiale, fornita in questo caso attraverso la superficie del materiale ceramico, combinata con la presenza in superficie di molecole organiche, rendendo così possibile un comportamento di totale repellenza all’acqua.

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Grazie a questo rivestimento le superfici non si sporcano e vengono protette dall’ossidazione; non viene permesso l’accumulo di acqua e la formazione del ghiaccio, ed è ridotto l’attrito nel movimento in acqua. Le applicazioni possono essere svariate, sia nei campi dell’edilizia che dell’industria navale ed aeronautica.

ARUP: l'edificio in legno BSkyB premiato dal Wood Architecture Award

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L’edizione 2014 del premio Wood in Architecture Award ha visto sul gradino più alto del podio ARUP Associates per la realizzazione in suolo londinese dell’edificio Sky Believe in Better Building: completato in un solo anno rappresenta la più alta struttura lignea del Regno Unito.

GRATTACIELI: SARÀ IN LEGNO QUELLO PIÙ ALTO DEL MONDO

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Il sistema tecnologico adottato per il BSkyB è in lamellare CLT (Cross Laminated Timber), cioè costituito da strati di legno massiccio essiccato, sovrapposti in modo incrociato ed incollati tra loro con l’ausilio di colle ecologiche prive di formaldeide. Un sistema che permette di avere una buona insonorizzazione e resistenza ad eventi sismici. Grazie alle dimensioni elevate dei pannelli che possono arrivare fino a 2,95 m di larghezza e 16 metri di lunghezza, la messa in opera viene eseguita in tempi minimi con una riduzione notevole del numero di giunti. L’involucro esterno, in vetro lucido, lascia trasparire all’esterno l’innovativa anima di legno.

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La gradinata è un elemento importante dell’intera costruzione, va a costituire una forte linea spezzata sporgente che caratterizza tutto il prospetto frontale: inizia a terra e sale con andamento irregolare attraverso l'atrio a tripla altezza. Ai piani primo e secondo la sua larghezza è maggiore perché incorpora spazi d’incontro e di sosta in costante comunicazione visiva con l’esterno.

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Gli uffici sono spazi flessibili facilmente convertibili in aule interattive, sale per riunioni o particolari eventi aziendali. Il grande open space è stato pensato con l’intento di conferire agli spazi per la socialità la stessa importanza di quelli per il lavoro.   

L’edificio è un ottimo esempio di architettura sostenibile, anzi può essere definita architettura oltre il sostenibile. Quel gradino in più è dato da un progetto che si concentra sulla creazione di condizioni specifiche, attente alla salute e al benessere della persona: i principi emergenti del wellness, un’evoluzione in senso olistico del fitness, una nuova filosofia di vita che punta alla rigenerazione, all’armonia tra mente, corpo umano ed ambiente.

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Costruire con la paglia: vantaggi e costi

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La crisi delle costruzioni e l’avvento delle più moderne forme di architettura sostenibile ed ecocompatibile hanno portato a riscoprire antichi materiali ritenuti erroneamente poco validi e di conseguenza dimenticati, tra cui la paglia.

La paglia è un materiale naturale il cui utilizzo contribuisce ad ottenere ambienti salutari e naturali, privi di inquinanti abitualmente presenti tra le mura domestiche. La tendenza a realizzare edifici sempre più sigillati con lo scopo di limitare le dispersioni termiche, limita la ventilazione degli ambienti ed impedisce ai Composti Organici Volatili (VOC), elementi tossici presenti tra l’altro nelle finiture e nei prodotti usati per la cura della casa (detersivi, spray, vernici, colle dei mobili, solventi ecc.) di disperdersi.

CASE IN PAGLIA A KM 0: UN ESEMPIO IN UMBRIA

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Bisogna anche considerare però che come diceva Paracelso, medico svizzero del Rinascimento: “tutte le sostanze sono tossiche; solo la dose fa la differenza tra un veleno ed un medicamento”.  Nessun allarmismo quindi, ma uno studio condotto dall'Indoor Environment Management Branch, teso a determinare il rapporto indoor/outdoor tra le concentrazioni e le esposizioni relativamente a diversi inquinanti dell'aria, ha supportato l'ipotesi che l'esposizione indoor alla maggior parte degli inquinanti considerati supera notevolmente quella outdoor; le concentrazioni indoor riscontrate sono generalmente da 1 a 5 volte maggiori e l'esposizione indoor è da 10 a 50 volte superiore all'esposizione outdoor.

Ecco che quindi, tra le principali fonti di inquinamento indoor compaiono anche i materiali da costruzione, gli arredi  (es. mobili fabbricati con legno truciolare o trattati con antiparassitari, moquettes, rivestimenti), colle, adesivi e solventi e la cattiva manutenzione dei sistemi di condizionamento, che possono divenire terreni di coltura per muffe ed altri agenti biologici, diffondendoli nell’intero edificio.

Le case di paglia si configurano quindi come la potenziale “nuova” frontiera del costruire sostenibile e “salutare”.

Già negli Stati Uniti furono realizzate nella seconda metà del 1800 le prime case di paglia con balle al posto dei mattoni dai coloni bianchi che pensarono di utilizzare il materiale di scarto delle loro coltivazioni di grano non avendo a disposizione altri materiali per realizzare le loro case. La paglia li isolava sia termicamente che acusticamente ed essendo compressa nonché ulteriormente rivestita con intonaco, non prendeva fuoco. La copertura era in terra cruda evitando così infiltrazioni e umidità all’interno.

I costi di una costruzione in paglia

La materia prima è piuttosto economica: in genere la singola balletta di paglia pesa circa 17 kg e costa tra € 1,50 e € 3, molto meno di qualunque altro isolante. Si impiegano circa 2 ballette per costruire 1mq di muro, quindi il costo è quasi 5 €/mq di parete (intonaco escluso), a cui va aggiunta l'incidenza della struttura portante. Inoltre, nelle regioni in cui la paglia è facilmente reperibile, si risparmia sui costi di trasporto, spesso quasi azzerati. I costi per i materiali da costruzione si mantengono quindi piuttosto bassi.

Anche i costi per la manodopera per la costruzione non sono elevatissimi, anche considerando che la paglia si presta molto all’autocostruzione (la posa in opera è molto veloce ed è necessaria manodopera istruita ma non specializzata).

Anche il costo di gestione di un edificio in balle di paglia è molto più basso rispetto a un edificio tradizionale. Il vantaggio economico si nota nel tempo, risparmiando quasi il 75% dei costi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti. Nel caso poi che l’edificio sia progettato secondo i principi di bioclimatica è persino possibile portare a zero le spese eliminando gli impianti.

Piccolo esempio di questa nuova tendenza, che sta prendendo piede da qualche anno, è una casa per le vacanze di 70 metri quadri realizzata in Puglia nel territorio di Conversano in provincia di Bari.

caption: foto da specialistaenergiaverde.com

caption: barinedita.it

In questa villa non esistono spigoli, ma solo forme tondeggianti e curve. Le pareti perimetrali, con una struttura portante in legno, sono state realizzate con un tamponamento in 120 balle di paglia di 40 centimetri per 40 rivestite dall’esterno con cinque centimetri di terra cruda sabbia e calce posati a strati alternati ed all’interno da terra cruda e calce.  I vani (cucina, due camere da letto ed un bagno) seppur piccoli, sono ariosi e ben illuminati. Rami di ulivo intrecciati e riempiti di paglia con rivestimento in terra cruda e calce fungono inoltre da protezione sulle finestre.

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